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Inventario nazionale delle emissioni 2014

news_22.04.2014Di Maurizio Zara
“Da un’analisi di sintesi della serie storica dei dati di emissione dal 1990 al 2012 si evidenzia che le emissioni nazionali totali dei gas serra, espresse in CO2 equivalente, sono diminuite dell’11.4% nel 2012 rispetto all’anno base (corrispondente al 1990). Considerando la media delle emissioni del periodo 2008-2012, la riduzione rispetto all’anno base è di 4.6% a fronte dell’impegno nazionale di riduzione del 6.5% nello stesso periodo”.Questa è la nota con cui si è aperto l’incontro del 16 aprile scorso a Roma per la presentazione dell’annuale report dell’inventario nazionale delle emissioni, il NIR 2014, redatto dall’ISPRA in ottemperanza agli impegni nazionali di rendicontazione delle emissioni climalteranti in base al Protocollo di Kyoto (per saperne di più leggi l’articolo uscito sulla rivista QualEnergia). Quest’anno poi la trasmissione ufficiale dei dati nazionali sui cambiamenti climatici (UNFCCC) riveste particolare importanza, poiché è stata comunicata la serie storica delle emissioni dal 1990 al 2012, concludendo formalmente gli obblighi del primo periodo del Protocollo di Kyoto.

Alla presentazione del documento, oltre ai tecnici ISPRA che lo hanno redatto, era presente anche un folto numero di enti e associazioni attivi sui temi dei cambiamenti climatici, che hanno dato vita a una tavola di rotonda di discussione sui dati esposti. Tra i vari erano presenti anche Alleanza per il Clima, Arpa Emilia Romagna, Fondazione Sviluppo Sostenibile, Italian Climate Network, Kyoto Club, Regione Lazio, WWF, Corpo Forestale dello Stato e altri. Curioso che i dati riportati, pure se opportunamente spiegati e contestualizzati, abbiano destato reazioni per certi versi opposte: da un lato il giudizio critico di chi dice che ancora non ci siamo e che, malgrado la crisi economica, l’obiettivo nazionale è stato fallito; dall’altro il commento più ottimistico di chi vede il quasi raggiungimento come un sostanziale successo e un buon viatico per gli impegni futuri. Alcuni hanno rimarcato, infatti, i lodevoli e fruttuosi passi avanti nella riduzione delle emissioni ottenuti con l’incentivazione alle rinnovabili e all’efficienza energetica. Questi hanno modificato significativamente il mix di produzione energetica italiano e la necessità/opportunità colta da molte industrie che, di fronte alla crisi economica, hanno deciso di modificare vecchi schemi di produzione e di consumo in favore di green economy e di efficienza. Altri hanno però osservato come il brusco taglio operato nell’ultimo anno agli stessi incentivi alle rinnovabili porterà un inevitabile rallentamento nel processo di decarbonizzazione dell’economia nazionale e come il “quasi successo” sia in gran parte dovuto alla crisi economica e alla riduzione dei consumi e della produzione, vista l’assenza di una reale strategia climatica nazionale. Punti di vista distanti, ma probabilmente entrambi validi e che si spera diano seguito a un più ampio e continuo dibattito su una strategia energetica nazionale con obiettivi concreti e chiari indicatori.

Il contributo alla discussione di Alleanza per il Clima ha invece spostato l’attenzione sui territori locali che, a dispetto di molta sfiducia e di scarsa attenzione, stano dando e daranno – con iniziative come quella del Patto dei Sindaci – un contributo essenziale e concreto alla svolta energetica italiana. Alleanza per il Clima considera, infatti, da sempre il livello locale come nevralgico per raggiungere gli obiettivi nazionali di riduzione delle emissioni, quella locale è la dimensione vera del fare e dell’agire. Dal livello nazionale sono effettivamente arrivati in questi ultimi anni strumenti normativi e di incentivo utili, anche se sono derivati più che altro da politiche europee, ma che in ogni caso passano anch’essi dal livello locale nella loro efficacia di diffusione. Gli obiettivi nazionali dovranno auspicabilmente essere più ambiziosi nel prossimo futuro, ma sappiamo bene che la sola responsabilità politica non costituisce né una garanzia né una leva sufficiente a muovere gli attori. Per dare concretezza al cambiamento si dovrebbe ripartire dalle tante buone pratiche attuate a livello locale. Un passo importante sarebbe quello di aiutare i comuni e le città a raccogliere e gestire dati e informazioni sui propri consumi energetici, oltre a permettere meccanismi snelli di finanziamento alle attività locali di efficientamento energetico e di sviluppo delle fonti rinnovabili inserite nei Piani d’Azione Energia Sostenibile dei Comuni. Si darebbe così ragione ai già tanti che hanno deciso di attuare in maniera organica nel proprio territorio la svolta energetica e la diffusione di pratiche di sostenibilità.

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