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L’accordo di Lima per le azioni sul clima
A cura di Karl-Ludwig Schibel

Poco prima delle 2 di domenica mattina, 14 dicembre, la ventesima Conferenza delle Parti ha approvato il “Lima Accord for Climate Action” dopo 36 ore ininterrotte di negoziazioni. Guardando il documento ci si chiede perché occorreva un tale sforzo per un risultato piuttosto blando. Vero è che per la prima volta tutti i paesi, ricchi e poveri, hanno riconosciuto anche per se stessi la necessità di ridurre la combustione di petrolio, carbone e metano. Il coinvolgimento di tutti ha però un suo prezzo. Non si tratta di “un accordo ambizioso e vincolante a livello globale” che si continua ad auspicare in tanti appelli e dichiarazioni e che neanche la prossima Conferenza delle Parti a Parigi nel dicembre 2015 riuscirà a produrre.

Il “Patto d’azione globale per il clima” di Parigi sarà un documento basato sugli impegni volontari dei circa 200 paesi. Entro marzo del 2015, e al più tardi entro fine giugno, dovranno comunicare alle Nazioni Unite il loro “Intended Nationally Determined Contribution”, cioè le proprie buone intenzioni di riduzione a livello nazionale. Un accordo internazionale che vincolerebbe i paesi a tagliare le proprie emissioni di una specifica quota non avrebbe neanche la traccia di una chance di essere ratificato negli Stati Uniti, storicamente il paese con più emissioni di CO2 e presumibilmente neanche in Cina, oggi il numero uno tra gli emettenti.

L’alternativa che è stata decisa a Lima è un accordo politico che si basa sullo svergognare in pubblico, name and shame. I piani che tutti i paesi devono presentare saranno resi pubblici sul sito web delle Nazioni Unite e la speranza è che i governi si attiveranno sugli impegni presi proprio per non fare brutta figura. Il che palesemente mette la palla nel cortile degli “stakeholder”, gli enti locali e territoriali, le associazioni, la cittadinanza attiva. Saranno le politiche del clima a livello locale e territoriale, stili di vita sostenibili, buone pratiche di decarbonizzazione territoriale che creeranno la spinta per i governi nazionali ad assumere impegni ambiziosi e attivarsi per realizzarli. Infatti l’accordo di Lima invoca delle “consultazioni sensate e regolari” con gli enti locali e territoriali, i popoli indigeni e la società civile, facendo un significativo passo verso un’impostazione meno “top-down” della politica del clima internazionale.

Il risultato della COP 20 a Lima conferma la politica dell’Alleanza per il Clima e altre reti di seguire con attenzione le conferenze internazionali sul clima utilizzando ogni occasione per rafforzare anche in questo processo la voce degli enti locali e territoriali e dei popoli indigeni. Sarebbe però ingenuo aspettarsi dalle Conferenze delle Parti impulsi innovativi importanti. Gli accordi sono il risultato di negoziazioni lunghe e dure dove i singoli paesi presentano più che altro posizioni che hanno a che vedere con le forze interne.

La Cina ha annunciato di voler ridurre le proprie emissioni dal 2030 in poi principalmente a causa delle proteste domestiche per l’aria irrespirabile, risultato delle centrali a carbone. Il processo internazionale del clima è più che altro un continuo e difficile processo per trovare un comune denominatore tra le politiche nazionali che a loro volta sono in gran parte risultato degli impulsi dal livello locale e territoriale. “Vertici come Lima quest’anno e Parigi il prossimo offrono una chance ai diplomatici di stare al passo”, scrive James Fahn, del Climate Change Media Partnership, “con quello che sta succedendo alla base, nelle città, regioni e imprese e a coloro che spingono questo cambiamento con quanto succede intorno al mondo.” Non di più ma neanche di meno.

 

Mario Mazzocca sul futuro del Patto dei Sindaci alla COP 20 a Lima

Nell’ambito della Conferenza delle Parti a Lima, lo scorso 8 dicembre si è svolta un’importante conferenza organizzata da Alleanza per il Clima e Comitato delle Regioni sul futuro del Patto dei Sindaci ospitata nel Padiglione dell’Unione Europea.

Pedro Ballesteros, della DG Energia, ha tracciato le linee per allargare l’iniziativa oltre l’Unione Europea dei 28 stati membri verso un Patto Globale, come iniziativa “dal basso” per promuovere gli obiettivi del trattato che dovrà uscire dalla prossima COP 21 a Parigi e che prevedrà un approccio misto di “top down” e “bottom up”. Per Alleanza per il Clima hanno relazionato, oltre a Miguel Morcillo del coordinamento europeo, l’Assessore all’Ambiente della Provincia di Barcellona, Mercè Ruis i Serra e l’Assessore all’Ambiente della Regione Abruzzo, Mario Mazzocca.

La Regione Abruzzo, nelle parole dell’Assessore Mazzocca, presenta un caso esemplare di governance multilivello per la promozione del Patto dei Sindaci, che ha visto prima l’adesione di tutti i 305 comuni del territorio abruzzese, l’elaborazione dei Piani d’Azione per l’Energia sostenibile poi (dove in questo momento mancano solo due comuni all’appello) e, in questa fase, l’implementazione dei Piani con il relativo monitoraggio dei progressi ottenuti. Nel dibattito in atto tra la Commissione, l’Ufficio del Patto dei Sindaci, le strutture di coordinamento e i firmatari sul post 2020 l’Assessore si è espresso a favore di una sostanziale continuità tra l’impegno di riduzione delle emissioni di gas serra del meno 20% per il 2020 e del meno 40% per il 2030.

Mazzocca ha concluso il suo intervento con un appello alle varie parti chiedendo di fare di tutto per mantenere il momentum dell’iniziativa. “Il Patto dei Sindaci è un’iniziativa unica. Le forze propellenti sono la leadership e il quadro di riferimento forniti dall’Unione europea, l’impegno degli enti locali e la governance delle strutture di coordinamento. La Regione Abruzzo considera di grande importanza l’azione per dare continuità a questo grande movimento oltre il 2020. Il Patto dei Sindaci dovrebbe quindi adottare l’obiettivo vincolante della Commissione europea, del meno 40% per le emissioni di CO2, come nuovo impegno. Per quanto riguarda la Regione Abruzzo, il primo monitoraggio completo dal 2017 in poi potrebbe rappresentare l’occasione per un transito nel segno della continuità e di un rinnovato impegno verso il 2030.”

 

Open Data e Smart City

Si è svolto a Bologna all’interno del SAIE tra il 22 e il 24 ottobre lo Smart City Exibithion 2014, la manifestazione europea dedicata alle città intelligenti promossa da Forum PA, Bologna Fiere e ANCI. Numerose le tematiche protagoniste dell’evento, che ha riunito politici, amministratori locali, imprenditori, policy makers e semplici cittadini uniti nel promuovere idee, progetti e best practice sulla trasformazione dei centri urbani in Smart Cities.

Alleanza per il Clima Italia ha partecipato nella seconda giornata a un workshop riguardante il nuovo accordo europeo che collega le città impegnate sull’adattamento ai cambiamenti climatici e che hanno aderito all’iniziativa del Patto dei Sindaci “Mayors Adapt”, e a un laboratorio sulla co-progettazione tra città, nell’ambito del programma di finanziamento europeo Horizon 2020. Molte le idee e gli spunti emersi, ma due concetti sono stati percepiti come costanti tematiche in ogni relazione e presentazione, anche nei temi della nuova progettazione europea: condivisione e open data.

Horizon2020 si pone come macro-obiettivi la crescita sociale ed economica caratterizzata da tre aspetti fondamentali: l’innovazione, la sostenibilità e la creazione di posti di lavoro. Per quanto riguarda le azioni e i relativi ambiti, Horizon2020 si articola in tre pilastri, per i quali il budget stanziato è più del 90% del totale, e cinque programmi trasversali. I pilastri coprono gli ambiti relativi alle scienze d’eccellenza, alle tecnologie industriali e alle sfide sociali, mentre i programmi trasversali si occupano di obiettivi specifici, come ad esempio il rafforzamento dell’asse ricerca-innovazione-istruzione, la diffusione dell’eccellenza, l’aumento della partecipazione in iniziative di ricerca e innovazione a livello comunitario e la promozione di un’innovazione responsabile. In tale quadro, la tematica relativa alle ICT (Information and Communications Technology) è ritenuta strategica ai fini dello sviluppo economico e sociale. In particolare negli ambiti appartenenti al pilastro delle sfide sociali, come sanità e benessere, energia e sicurezza, è stato riservato uno spazio importante all’ICT in qualità di fattore abilitante per l’innovazione e la competitività.

Anche la pubblica amministrazione potrà usufruire di specifiche azioni, mirate al rinnovamento dei processi, dei servizi e delle modalità di erogazione degli stessi ai cittadini. Gli open data e le misure per l’aumento della trasparenza della pubblica amministrazione, costituiscono un elemento fondamentale in tema Open Government e sono orientate ancora una volta dall’impiego intelligente e mirato dell’ICT.

Di pari passo con le tecnologie informatiche applicate agli ambiti urbani c’è poi, come già detto, il tema della partecipazione e della condivisione, poiché l’ICT ha anche questo importante ruolo, ovvero quello di poter rendere fruibile e agevole l’accesso a numerose informazioni utili e di poter permettere la partecipazione attiva dei cittadini delle moderne Smart City. Una delle più grandi sfide di una Smart City è creare un ambiente sostenibile, per esempio ottenendo la riduzione dei consumi di energia; proprio per questo l’Unione Europea ha promosso il Patto dei Sindaci che, attraverso i PAES, promuove una pianificazione dei consumi energetici sul territorio, incentivando il risparmio energetico e la produzione di energia attraverso le fonti rinnovabili.

Una delle esperienze più interessanti mostrate allo Smart City Exibithion è stata quelle del progetto europeo Geosmartcity, che prova a coniugare in maniera virtuosa open data e condivisione delle informazioni, in particolare energetiche, a supporto del Patto dei Sindaci. Partner italiani del progetto sono le città di Reggio nell’Emilia e Genova.

Il Comune di Reggio Emilia, come molti comuni in Italia, ha aderito al Patto dei Sindaci conscio che presupposto della pianificazione di qualsiasi azione è conoscere la situazione di partenza, cioè i dati dei consumi energetici del territorio (utenze domestiche e produttive); così come per monitorare l’efficacia delle azioni previste nel piano è necessario verificare le variazioni dei medesimi dati, in modo da misurarne gli scostamenti e vedere se le azioni previste hanno avuto risultati positivi o meno.

Proprio per questo è essenziale partire dai dati del consumo energetico del territorio, ma come può fare un Comune a entrare in possesso di questi dati? Si possono ottenere dai gestori che si occupano di energia? E soprattutto, come contattare i gestori, ora che il mercato non è più in condizione di monopolio e siamo in regime di libera concorrenza?

Reggio Emilia ha mostrato come in realtà, i dati dei consumi delle utenze di energia elettrica e gas sono già da tempo in possesso degli Enti Locali: infatti, a partire dalla Legge Finanziaria del 2005 (art. 1 commi 332, 333 e 334 della legge n. 311 del 31 dicembre 2004), l’Agenzia delle Entrate mette a disposizione dei Comuni questi dati attraverso il SIATEL, al fine di effettuare verifiche tributarie.

I dati dei consumi sono annuali e sono riferiti ai soggetti residenti in un dato immobile, identificato con i dati catastali; purtroppo questi dati hanno un formato poco leggibile ed è normalmente utilizzato per altri scopi, e quindi da qui l’idea di inserirli in un Sistema Informativo Territoriale, con l’obiettivo di visualizzarli sulla mappa del territorio, utilizzando i dati degli immobili e dei residenti come chiavi di ricerca. Assieme a questi dati poi saranno leggibili e condivisibili, come semplici mappe, altri dati che si riferiscono agli impianti fotovoltaici, le certificazioni energetiche etc. Un esempio interessante di come “liberare” dataset pubblici e di come permetterne un facile utilizzo.

 

Una panoramica sui progetti europei di supporto al Patto dei Sindaci

Il Patto dei Sindaci (CoM – Covenant of Mayors) rappresenta il più grande movimento europeo di enti locali, autorità pubbliche e stakeholder uniti nella lotta ai cambiamenti climatici. L’Ufficio del Patto dei Sindaci (CoMO), con il supporto del CCR (Centro Comune di Ricerche), ha pubblicato negli ultimi anni numerosi documenti a supporto tecnico e metodologico degli enti e dei soggetti che hanno aderito o che vogliono aderire al Patto (il materiale è reperibile nella Biblioteca online sul sito ufficiale del Patto). In parallelo, l’Unione Europea ha finanziato e promosso differenti progetti (alcuni dei quali in corso) di promozione e supporto al Patto dei Sindaci in Europa focalizzati in particolare sul capacity building (rafforzamento delle competenze) degli attori coinvolti.

I focus dei singoli progetti sono differenti, spaziano geograficamente dal coinvolgimento delle aree rurali alle isole e alle zone alpine, propongono nuovi approcci di collaborazione e cooperazione, nuove metodologie per la redazione e implementazione dei Piani d’Azione per l’Energia Sostenibile, ma sono tutti comunque incentrati su una maggiore diffusione e promozione del Patto dei Sindaci, con il più ampio coinvolgimento della cittadinanza, degli stakeholder e degli amministratori locali. Questo articolo vuole pertanto offrire una panoramica su tali progetti mediante una tabella di sintesi al fine di fornire un quadro d’insieme sugli strumenti di supporto disponibili.

Scarica la Tabella di Sintesi sui progetti europei di supporto al Patto dei Sindaci

 

Notizie dai membri
Il Comune di Craco aderisce all’Alleanza per il Clima

Salutiamo il Comune di Craco, nuovo arrivato tra i membri di Alleanza per il Clima.  Il Comune ha recentemente festeggiato il suo impegno di azione in materia di adattamento ai cambiamenti climatici partecipando alla Cerimonia di Firma a Bruxelles del programma di adattamento ai cambiamenti climatici Mayors Adapt.

“L’adesione all’Alleanza per il Clima rafforza il nostro impegno in favore della mitigazione e dell’adattamento ai cambiamenti climatici. Lo scambio e l’attivazione delle migliori pratiche, relative alla gestione sostenibile del territorio rurale e delle aree urbane, offre un contributo fondamentale alla pianificazione comunale e favorisce lo sviluppo di una corretta e consapevole strategia territoriale”, ha commentato Giuseppe Lacicerchia, Sindaco di Craco, che ha infine aggiunto: “Faremo del nostro meglio per realizzare anche in futuro delle politiche attive in favore della tutela del territorio promuovendo un confronto costante con le altre realtà italiane ed europee, attraverso azioni mirate alle esigenze del territorio.”

Craco ha aderito nel 2011 al Patto dei Sindaci e ha consegnato il proprio Piano di Azione per l’Energia Sostenibile nel giugno 2013, con il quale si pone l’obiettivo di ridurre le emissioni di CO2 del Comune attraverso azioni mirate per la mitigazione dei cambiamenti climatici. Da sottolineare gli importanti sforzi compiuti da parte dell’Amministrazione comunale per favorire lo sviluppo delle aree di intervento che applicano nuove tecnologie tese al risparmio energetico e alla produzione di energia da fonti rinnovabili, vedi la realizzazione tuttora in atto della Cittadella dell’energia e dell’innovazione. Da sempre, inoltre, il Comune è molto attento alle pratiche di sensibilizzazione verso i corretti comportamenti ambientali, attivando campagne in favore della raccolta differenziata e della gestione dei rifiuti.

Visita la pagina web del Comune di Craco

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